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Una nonna in lutto, una famiglia in difficoltà: la badante è l’unica soluzione?

Da questa lettera traspare, innanzitutto il profondo affetto che lega i membri di questa famiglia. E da questo si può partire per riflettere.

La prima riflessione è il lutto che la nonna ha subito. La perdita del legame tra due coniugi di età così avanzata è qualcosa che scardina profondamente la vita del coniuge sopravvissuto. Si tratta di un dolore che va a minacciare la capacità stessa di continuare a vivere perché il vuoto lasciato dalla persona deceduta ha a che vedere anche con la necessità e la capacità di ritrovare un altro equilibrio, diverso da prima, in una fase della vita, la vecchiaia, dove ogni cambiamento provoca confusione, fatica, incertezza, timore e talvolta vera e propria paura. Nella lettera non si parla del tipo di legame che c’è stato tra i due nonni ma sempre, in una coppia, negli anni, si è viene a consolidare anche una divisione di ruoli e di compiti pratici nella vita sia relazionale che organizzativa, in casa e fuori. La modifica forzata di questo assetto, per l’assenza di uno dei membri della coppia, comporta per l’altro, uno squilibrio forte e la necessità di modificare qualcosa che era ormai diventato un “modo di essere”, parte della propria identità.

L’anziana signora è sì una persona fisicamente autosufficiente e senza patologie invalidanti ma, emotivamente, è una donna sofferente, ferita e spaventata. Non è un caso che lo specialista consultato abbia diagnosticato una forma depressiva e previsto una cura farmacologica. E’ molto importante che la cura venga seguita con costanza e precisione; su questo aspetto occorre un monitoraggio da parte di qualcuno !

Il fatto che la nonna non sia mai soddisfatta può essere letto come un altro sintomo del quadro depressivo diagnosticato. Sintomo che, però, potrebbe innestarsi su una personalità già in passato accentratrice e autoreferenziale. O forse potrebbe essere l’unico modo che sua nonna riesce ad utilizzare per esprimere, in questo periodo, quell’inquietudine profonda e anche quell’insofferenza di fronte ad un equilibrio interiore perduto a causa dell’assenza di qualcuno che era diventato l’”altra metà di sé”. Oggi questa donna sembra dire “niente e nessuno può colmare questa mia perdita”!

Il lutto richiede un tempo cronologico ed un percorso per poter essere superato. Talvolta questo percorso non si è in grado di svolgerlo da soli. Potrebbe essere utile pensare ad un intervento di tipo psicologico; infatti, alcuni colloqui di sostegno che aiutino nell’elaborazione del lutto potrebbero essere un punto di partenza per attivare un percorso di riconoscimento e valorizzazione delle proprie capacità, cosa che sua nonna non sembra più riuscire a fare .

Potrebbe essere di grande utilità, inoltre, pensare ad una visita da un geriatra; si tratta di un medico che garantisce una visione d’insieme dei problemi della persona anziana, ne vede lo stato di salute a tutto tondo e può dare anche ai familiari chiarimenti e suggerimenti molto importanti!

Guardiamo ora all’intero gruppo familiare. L’affetto ha guidato questo team familiare nel sostenere gli sforzi, organizzativi ed emotivi, compiuti finora. La fatica, fisica, emotiva e relazionale (per es. trovare un accordo sulle scelte da fare tra fratelli) che ciò ha comportato sembra diventare oggi più grande e insopportabile perché si sta trasformando in malessere e logoramento di fronte all’esito spesso insoddisfacente dei molti sforzi compiuti. La mancanza di riconoscimento delle proprie necessità di adulti, dei propri spazi di vita lavorativa e affettiva, l’assenza di moti di gratitudine, la presenza di modalità comunicative sgarbate e brusche sono esperienze che possono ferire profondamente chi fa di tutto per essere d’aiuto, provocare fughe dall’accudimento o reazioni di auto-colpevolizzazione improprie. Certamente questi non sono elementi che predispongono favorevolmente al proseguimento degli interventi di accudimento e sostegno.

Vediamo, ora, però anche l’aspetto positivo che questo gruppo di fratelli/sorelle sta vivendo. Il primo elemento è che si sia creata comunque una forma di collaborazione di gruppo: ciò, alla luce del numero elevato di figli presenti, rende il carico del lavoro di accudimento divisibile su più spalle. Inoltre non diamo per scontata ed automatica la creazione di un team familiare di cura, non è sempre così. Iniziamo a riconoscerci il merito quando ciò avviene perché vuol dire che si è riusciti a mettere in campo rapporti positivi e costruttivi tra adulti, superando conflittualità legate magari al passato. Si è, inoltre, riusciti a gestire tutto ciò all’interno di un periodo difficile anche per tutti, visto che il lutto riguarda anche la perdita del proprio padre.

Inoltre, direttamente o indirettamente, è entrata qui in campo anche un’altra generazione, la sua, di nipote. I legami tra nonni e nipoti sono legami diversi da quelli tra figli e genitori: diverse le relazioni affettive e gli elementi di conflittualità, diverse le strategie di fronteggiamento, efficaci proprio per il diverso rapporto affettivo, emotivo e generazionale. Anche questa può essere un’opportunità da mettere in campo!

Lo stesso team familiare, o comunque coloro che lo ritengono utile, potrebbe avvalersi di un supporto psicologico per affrontare questo particolare momento, magari tramite la partecipazione a gruppi di auto-mutuo aiuto per familiari di anziani. Sono luoghi dove è possibile confrontarsi e riflettere sugli aspetti complessi ed articolati dell’accompagnamento alla vecchiaia, trovare anche suggerimenti e strategie valide.

Alla luce di quanto detto sinora il ricorso all’aiuto di una badante sembra essere una delle soluzioni possibili. Una cosa è certa: non è l’unica soluzione da mettere in campo.

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